Raggiungiamo Sarah Bartesaghi Truong a Parigi dove vive e lavora. Milanese, si occupa di incoming, e ha fondato la società VeniVidiParis. Sarah si trova spesso in Versilia dove ha una cosa e di recente ha scelto il nostro coworking per lavorare in smartworking.

Ciao Sarah, ci racconti meglio la tua attività?
Ho fondato e gestisco un’agenzia di eventi per accogliere una clientela di turisti alla ricerca di scoprire Parigi sotto una luce nuova. Si tratta essenzialmente di viaggiatori in provenienza dall’estero, spesso francofili, che conoscono già la città e vogliono vedere cose nuove. Si tratta di una forma di turismo slow, che privilegia la cultura e il contatto umano.

Qual è il tuo background professionale?
Dopo la laurea in Economia all’Università Bocconi ho intrapreso una carriera in finanza, che mi ha portata a Parigi e a Londra. Nel 2006 ho lasciato la City e sono tornata sui banchi di scuola, per studiare Storia dell’Arte al Sotheby’s Institute. Nel 2011 sono tornata a Parigi, per ragioni familiari, e nel 2016 mi sono lanciata in questa nuova avventura, con una socia. Mi sono messa in proprio nel 2019, quando ho fondato VeniVidiParis.

I servizi della tua azienda a quale target sono maggiormente rivolti?
Si tratta di un pubblico di viaggiatori colti e abituati a viaggi straordinari. Provengono in maggioranza da paesi anglofoni (dagli Stati Uniti, in particolare). 

La pandemia ha avuto qualche impatto sulla tua attività? In che modo?
Il Covid ci ha paralizzato per un anno e mezzo. L’attività riprende, anche se lentamente, perché per fortuna il nostro cliente tipo non ha gli stessi vincoli economici del budget traveller. 

Usufruisci spesso di spazi di coworking?
Non mi succede mai a Parigi. Mi succede a volte quando viaggio, soprattutto se devo organizzare delle riunioni.

Pensi che gli spazi di coworking potranno sostituirsi agli uffici tradizionali?
Senza dubbio vedo un ribilanciamento tra spazi tradizionali e spazi alternativi, che siano WFH o spazi di co-working. Credo però che la transizione sarà più lenta di quanto previsto prima del Covid, perché le aziende il cui bilancio è stato impattato dalla crisi non possono permettersi di pagare penali altissime per sottrarsi a contratti di affitto tradizionali già in opera.

Cosa non dovrebbe mancare in un coworking per funzionare al meglio?
L’isolamento sonoro! Purtroppo in alcuni spazi, quando altri gruppi di lavoro sono poco discreti, diventa impossibile lavorare serenamente.